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Descrizione del libro

Â«La via intermedia tra gli estremi spesso non Ã¨ piÃ¹ ampia di una corda tesa sulla quale si avanza per un prodigio di equilibrio. Montaigne non risponde a tutti i nostri problemi [...] non Ã¨ disceso agli inferi. Insegna modestamente a non trasformare la vita in un inferno. Ed Ã¨ giÃ molto difficileÂ». Nel pensiero forte di Rachel Bespaloff la posta in gioco Ã¨, sempre, la vita. Rachel Bespaloff. Ma che cos'Ã¨ l'istante? Ãˆ il Â«presente autenticoÂ», risponde in questo suo mirabile ultimo saggio Rachel Bespaloff: un'esperienza in cui Â«il punto di arrivo, identico al punto di partenza, non promette sicurezza nÃ© stabilitÃ Â». Ãˆ il luogo assoluto e perituro dove, nel decidere per questo o per quello, si gioca la libertÃ di ciascun essere umano. Bespaloff parte da un confronto serrato con Â«i due grandi libri che hanno segnato piÃ¹ profondamente il pensiero occidentaleÂ», le Confessioni di sant'Agostino e i Saggi di Montaigne, le opere del Â«fondatoreÂ», scrive, e del Â«rinnovatoreÂ» del pensiero occidentale, ai quali poi si aggiunge il Rousseau delle Fantasticherie del passeggiatore solitario. In particolare, Bespaloff, che compone queste pagine alla fine degli anni Quaranta del Novecento, considera che Montaigne inauguri Â«quel lungo processo di secolarizzazione di cui l'esistenzialismo costituisce la fase piÃ¹ recenteÂ». Ãˆ il suo metodo: rivolgere ai grandi pensatori la domanda che in realtÃ incalza da vicino lei, le urge, come preme a tutti noi, e guardare dove loro si sono fermati, dove si sono accontentati delle risposte o delle incertezze, per andare, lei, oltre. Bespaloff guarda nei grandi maestri il dispiegarsi della domanda sul senso della propria esistenza come guardando dentro se stessa, e questo non Ã¨ che uno degli aspetti in cui Ã¨ a loro piÃ¹ vicina. Non c'Ã¨ solo teoria nei libri di quei grandissimi, come non c'Ã¨ in questo saggio di Rachel Bespaloff. LÃ come qui, i libri degli altri diventano la voce che parla all'indiretto libero di chi di volta in volta scrive e pensa. Che senso ha la nostra interioritÃ perduta nel tempo? Ci si deve accontentare o ci si deve accettare? Dove si sono fermati Agostino, Montaigne e Rousseau, Â«tutti e tre poeti della soggettivitÃ e dell'istanteÂ», ci dobbiamo fermare anche noi o esiste sempre un confine ulteriore? Leggere questo saggio Ã¨, anche, un'esperienza del limite, Ã¨ un arrivare a trovarsi tra filosofia e vita, Ã¨ un arrivare sull'orlo.