Un Libro per Amico .it - www.unlibroperamico.it

La Lettera di Giacomo, compresa nel Nuovo Testamento fra le sette lettere definite “cattoliche” per la loro destinazione ad un pubblico più vasto di quello a cui si rivolgeva l’epistolario paolino, è stata sin dai tempi più antichi oggetto di dispute circa la sua datazione e la sua paternità. Più recenti studi e nuove scoperte avvalorano la tesi dell’autenticità e l’attribuzione a colui che viene espressamente indicato come l’Autore. Così scrive di Giacomo, Eusebio di Cesarea: «Giacomo, fratello del Signore, succedette all’amministrazione della Chiesa insieme con gli apostoli. Dal tempo del Signore fino a noi, egli fu da tutti soprannominato il Giusto. […] Ed egli fu santo fin dal grembo materno, non toccò vino né altre bevande alcoliche, e neppure carni di animali, il rasoio non passò mai sulla sua testa e non si spalmò mai di olio, né fece mai uso dei bagni. A lui solo era permesso entrare nel Santuario, infatti non portava vestiti di lana, ma di tessuto di lino. Entrava da solo nel Tempio e lo si trovava ogni volta in ginocchio a implorare perdono per il popolo, al punto che le ginocchia gli si erano fatte dure come quelle di un cammello per il continuo prosternarsi a Dio per il popolo». (Storia ecclesiastica, II, 4-6, Eusebio di Cesarea)Giacomo ha avuto per tre decenni a Gerusalemme un ruolo di primo piano, divenendo punto di riferimento fondamentale per quel nutrito gruppo di ebrei messianici che sono stati chiamati per la prima volta in lingua greca “cristiani”, ovvero seguaci del Messia, ad Antiochia intorno al 50 d.c.. La Lettera che dal trono di “Yerushalayim Yaaqov” il fratello dell’Adon invia alle Dodici Tribù è il testo complementare alla Didachè La Torah del Messia attraverso i Dodici Apostoli ai goyim che si trovano nella Diaspora (Marietti, 2009). Leggere questi due testi quasi duemila anni dopo la loro scrittura, significa ascoltare la voce originaria dell’ebraismo messianico del I secolo. Per coloro che sono alla ricerca di un ebraismo che dopo il lungo esilio di Roma sappia ritrovare il suo posto al cuore della Redenzione universale e per coloro che sono alla ricerca di un cristianesimo liberato dalla teologia della sostituzione e dall’insegnamento del disprezzo è una lettura salutare, per non dire salvifica.