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L'aperto riconoscimento e la pubblica elaborazione dell'umana debolezza, finitezza, mortalità , sono un ingrediente importante -probabilmente basilare- delle buone istituzioni e conducono su terreni sempre più disseminati di problemi. La nozione di stato vegetativo rimanda a una molteplicità di situazioni cliniche diverse; la disciplina dei trapianti, teoricamente ispirata al principio del silenzio-assenso, lo disattende tuttora nella sostanza; la stessa definizione di morte contenuta nella legge italiana suscita perplessità di vario grado trasversalmente alla stereotipa divisione tra mondo laico e cattolico; le proposte di disciplina del testamento biologico, quando non mosse da intenti insinceri, si dividono in punto di rilevanza da riservare a adempimenti di forma e procedura. Allo scandalo planetario delle opportunità di cura e di sopravvivenza negate fa contrappunto oggi il timore delle preferenze ignorate, dell'identità sfigurata dall'accanimento, del prolungarsi della vita in condizioni di intollerabile sofferenza. Si ripropone così al centro del proscenio un elemento disputato nei significati, controverso nei contenuti, ma ineludibile e posto al vertice del disegno della Costituzione: il valore della dignità della persona.