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Il testamento. Testo tedesco a fronte: Lunga lettera a Baladine Klossowska, madre del grande pittore Balthus e ultima delle amanti di Rilke (da lui affettuosamente nominata Merline), "Il testamento" (1921) Ã¨ soprattutto la testimonianza sofferta del superamento di una lunga crisi personale e creativa che aveva portato Rilke a interrompere la stesura delle "Elegie duinesi". Lo scrittore sentiva che, per superare quel lungo silenzio e conquistare, secondo una definizione dello stesso Rilke, Â«l'ultimo territorio della parolaÂ», era per lui necessario - come scrive Elisabetta Potthoff nella prefazione - Â«redigere un testamento, stabilire la propria volontÃ ultimativa e insieme prendere congedoÂ». Congedo da cosa? Da se stesso per andare oltre, per superarsi, perchÃ© Â«in nessun luogo vi Ã¨ sostaÂ» (Prima elegia) e perchÃ© Â«viviamo sempre congedandociÂ» (Ottava elegia). Il testo si divide in due parti: la prima a mo' di prologo e redatta in terza persona; la seconda con le "annotazioni testamentarie": tra ricordi, riflessioni, immagini, in uno stile quasi aforistico, Rilke suggella, scrive ancora Elisabetta Potthoff, il suo Â«estremo sforzo di riguadagnare, passando al vaglio esperienze passate e presenti, quelle certezze che conferiscono nuovo spessore alla sua identitÃ e gli consentono di riconquistare la propria poesiaÂ». CosÃ¬ si prepara la grande stagione delle nuove "Elegie duinesi" e dei "Sonetti a Orfeo". Meditazione sulla morte e sulla vita, e sulla complessa relazione tra uomo e donna, per un poeta che ha sempre cercato il silenzio e la libertÃ , queste pagine ci offrono forse il piÃ¹ intenso manifesto poetico ed esiste