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Num. Collana: , Nr. 2
Urbaniana University Journal. Euntes Docete (2016). Vol. 2: Misericordia, missione e formazione.: Per una cultura della misericordia. Che il nostro lessico familiare si stia modificando non è affatto una notizia sorprendente. Modificare la grammatica con cui interpretiamo la realtà, il mondo, gli altri sembra essere segno di una migliore intelligenza circa la visione della vita da assumere. Alcune parole, però, paiono sopravvivere per inerzia, per una sorta di abitudine comunicativa che non incide più di tanto sull'esistenza. A farne le spese sono quei termini che intendono suggerire un modo diverso di comprendersi e di vivere, soprattutto se appaiono residui di tradizioni etiche e religiose inadeguate allo spirito dei tempi. Che senso ha, allora, riproporre parole come amore, solidarietà, misericordia, giustizia? Non appartengono al vocabolario di chi non è al passo dei tempi, non aggiornato con le parole del quotidiano: efficienza, sicurezza, competizione, consumo, autorealizzazione? La tentazione sarebbe quella di operare un taglio netto nella sintassi del nostro parlare, privilegiando quelle parole che danno certezze di successo nell'azione e nella programmazione della propria esistenza. Eppure, se le parole sono finestre sul mondo e sulla vita, sarebbe un pericoloso boomerang fare a meno di termini che esprimono un modo differente di comprendersi e interpretare la nostra identità personale e culturale. Sarebbe un impoverimento dell'umano e della sua affascinante complessità. Towards a culture of mercy. That our familiar sayings you are modifying is not surprising news. Change the grammar with which we interpret the reality, the world, the other seems to be a sign of better intelligence about the Outlook on life to be taken. Some words, however, seem to survive for inertia, for a kind of habit of communication that does not impact much on the existence. At the expense of those terms which intend to suggest a different way to understand and to live, especially if they appear ethical and religious traditions inadequate residues to the spirit of the times. What's the point, then, repeat words like love, solidarity, mercy, justice? Not part of the vocabulary of those who do not move with the times, out of date, with the words of everyday life: efficiency, safety, competition, consumption, personal fulfilment? The temptation would be to operate a clean break in the syntax of our talking, privileging those words that give certainty of success in the action and in the planning of his own existence. Still, if the words are Windows on the world and life, it would be a dangerous boomerang help but terms that express a different way to understand and interpret our personal and cultural identity. It would be an impoverishment of humanity and its fascinating complexity.