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Memorie di un pazzo: Â«Confesso che da qualche tempo ho cominciato a vedere e sentire cose che nessuno ha mai visto o sentitoÂ». CosÃ¬ scrive nel suo diario il consigliere titolare Popriscin - funzionario di rango non elevato ma di grandi ambizioni, roso dal senso di inferioritÃ , dall'invidia verso piÃ¹ altolocati colleghi al servizio dello Stato -, che ritiene un privilegio l'incarico di temperare, una volta alla settimana, le penne d'oca di un superiore della cui figlia Ã¨ segretamente innamorato. Nelle pagine che accolgono le sue frustrazioni e i suoi sogni di gloria si insinuano le sempre piÃ¹ assurde fantasie che lo abitano: mucche che comprano il tÃ¨, il carteggio tra due cagnoline dal quale apprende che la giovane amata andrÃ in sposa a un altro. Lo sdegno e un'impotente rabbia lo precipitano definitivamente nella follia (Â«burocraticaÂ» questa, priva del demoniaco romanticismo che caratterizza l'insania del pittore nel Ritratto, un altro dei Â«racconti pietroburghesiÂ» di Gogol'). Persa del tutto la ragione - ora si crede Ferdinando VIII, re di Spagna -, Popriscin viene rinchiuso in un manicomio, dove si occupa degli Â«affari di StatoÂ» e si angoscia per la sorte della Luna. Dinanzi al suo delirio, alle grida strazianti per le Â«cureÂ» brutali che gli vengono inflitte, anche a noi non resta che ripetere, come Popriscin: Â«VabbÃ¨, vabbÃ¨, silenzio!Â». Un silenzio che verrÃ riempito dalla voce stridula e penetrante dell'Uomo del sottosuolo di Dostoevskij.