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Giulio Cesare: La storia Ã¨ nota: Bruto amava Cesare, ma amava di piÃ¹ Roma. Dall'ombra di Plutarco ecco venire ancora una volta alla ribalta Giulio Cesare l'epilettico, leone cacciatore prima, cervo cacciato poi, Â«stella polareÂ» in un corpo che da dittatore perpetuo si muterÃ presto in vittima sacrificale, nella congiura piÃ¹ celebre della storia antica. Â«C'Ã¨ la guerra civile nel cieloÂ» leggiamo nelle pagine iniziali di questa tragedia, uno dei testi piÃ¹ luminosi e meno frequentati del canone shakespeariano. Sulla terra sarÃ guerra fratricida: Bruto lo stoico, sdegnoso, inclemente, dalla parte della ragione ma in perenne Â«guerra con se stessoÂ»; Cassio l'epicureo, magro, famelico, che Â«legge troppoÂ»; Antonio, Â«bellimbusto dissoluto e nottambuloÂ», espressione della Realpolitik - a cui si aggiungono frange schiumanti del popolo, con i suoi conati di democrazia selvaggia. Il lavoro in mano ai congiurati Ã¨ Â«bruciante, sanguinoso, terribilissimoÂ»: si credono guaritori, non sanno di essere macellai; per comune denominatore hanno la morte. Sorretto da Â«una lingua piÃ¹ forte di ogni musicaÂ», il Giulio Cesare mette a nudo l'essenza violenta del teatro. E il defunto sovrano, futuro dio, continuerÃ a ricevere la sua razione di ventitrÃ© pugnalate, nel suo eterno ritorno sulla scena. Con un saggio di W.H. Auden.