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Descrizione del libro

Un nuovo diritto non previsto nÃ© codificato da alcuna legge si Ã¨ prepotentemente affacciato, nel nostro tempo, sulla scena: il diritto al figlio. Per molti Ã¨ un semplice passo in avanti sul piano della libertÃ individuale, reso possibile dall'inarrestabile progresso delle tecnoscienze. Per l'autrice di queste pagine Ã¨ il segno di una trasformazione antropologica di vasta portata in cui sono in questione i punti nevralgici della condizione umana, a cominciare dalla generazione. Nulla piÃ¹ delle modificazioni linguistiche e giuridiche Ã¨ in grado di mostrare la profonditÃ di questa trasformazione. In molti paesi i termini stessi di Â«madreÂ» e Â«padreÂ» vengono cancellati; la frase Â«nato da...Â» viene sostituita da Â«figlio di..Â»; la Â«parentelaÂ» sparisce e si affermano nuovi termini sessualmente neutri, quali Â«genitorialitÃ Â», Â«progetto genitorialeÂ» ecc. Infine, una nuova formula giuridica, il contratto di affitto dell'utero, rende giuridicamente disponibile ciÃ² che in tutte le legislazioni occidentali Ã¨ sempre stato giudicato indisponibile: il corpo umano. Il risultato Ã¨ che la scena della generazione muta radicalmente. Comprende ora, oltre ai due genitori, i donatori o la donna che affitta l'utero, i medici addetti alle operazioni necessarie, le istituzioni che mediano i rapporti fra i cosiddetti Â«donatoriÂ» con gli aspiranti genitori; i legali, indispensabili per definire la Â«proprietÃ Â» del bambino e l'eventuale anonimato del donatore. Un teatro in cui scompare un'unica figura: la madre, quale detentrice unica, secondo Lucetta Scaraffia, di quella capacitÃ di procreare che da sempre gli uomini hanno invidiato alle donne.
Un nuovo diritto non previsto nÃ© codificato da alcuna legge si Ã¨ prepotentemente affacciato, nel nostro tempo, sulla scena: il diritto al figlio. Per molti Ã¨ un semplice passo in avanti sul piano della libertÃ individuale, reso possibile dallâ€™inarrestabile progresso delle tecnoscienze. Per lâ€™autrice di queste pagine Ã¨ il segno di una trasformazione antropologica di vasta portata in cui sono in questione i punti nevralgici della condizione umana, a cominciare dalla generazione. Nulla piÃ¹ delle modificazioni linguistiche e giuridiche Ã¨ in grado di mostrare la profonditÃ di questa trasformazione. In molti paesi i termini stessi di Â«madreÂ» e Â«padreÂ» vengono cancellati; la frase Â«nato da...Â» viene sostituita da Â«figlio di..Â»; la Â«parentelaÂ» sparisce e si affermano nuovi termini sessualmente neutri, quali Â«genitorialitÃ Â», Â«progetto genitorialeÂ» ecc. Infine, una nuova formula giuridica, il contratto di affitto dellâ€™utero, rende giuridicamente disponibile ciÃ² che in tutte le legislazioni occidentali Ã¨ sempre stato giudicato indisponibile: il corpo umano. Il risultato Ã¨ che la scena della generazione muta radicalmente. Comprende ora, oltre ai due genitori, i donatori o la donna che affitta lâ€™utero, i medici addetti alle operazioni necessarie, le istituzioni che mediano i rapporti fra i cosiddetti Â«donatoriÂ» con gli aspiranti genitori; i legali, indispensabili per definire la Â«proprietÃ Â» del bambino e lâ€™eventuale anonimato del donatore. Un teatro in cui scompare unâ€™unica figura: la madre, quale detentrice unica, secondo Lucetta Scaraffia, di quella capacitÃ di procreare che da sempre gli uomini hanno invidiato alle donne.