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Descrizione del libro

Il testo presentato in queste pagine si basa sulla trascrizione condotta nel 1993 da Jean-Paul Brodeur, professore allâ€™Ã‰cole de criminologie dellâ€™UniversitÃ di MontrÃ©al, dellâ€™intervento di Michel Foucault a un convegno sulle alternative alla carcerazione tenutosi nella cittÃ canadese nel 1976. Si tratta di un intervento poco conosciuto, non incluso nei Detti e scritti del pensatore e storico francese. Un intervento, tuttavia, in cui il ricorso di Foucault a esempi a lui contemporanei sulle forme di controllo emergenti contribuisce non poco a comprendere la sua idea di unâ€™estensione della societÃ poliziesca nella nostra epoca. Gli istituti Â«alternativiÂ» alla prigione â€“ centri sociali e terapeutici, strutture di transizione e di reinserimento con programmi di esecuzione della pena personalizzati per ogni detenuto â€“ liberano, nella considerazione di Foucault, il delinquente dalla Â«reclusione stretta, completa, esaustiva a cui era destinato nelle carceri ottocentescheÂ». Ma insieme a lui Ã¨ liberato anche qualcosâ€™altro, Â«qualcosa di piÃ¹ grande di luiÂ». Attraverso la risocializzazione ottenuta mediante il lavoro, la famiglia e lâ€™autocolpevolizzazione, le vecchie funzioni carcerarie, infatti, si diffondono e si espandono in tutto il corpo sociale. Il testo, curato da Sylvain Lafleur, Ã¨ accompagnato da una serie di conversazioni con Tony Ferri e Anthony Amicelle, esperti di esecuzione e controllo penale, sul rapporto tra progressismo penale e imposizione sempre maggiore di misure restrittive extra moenia.
Â«Quella cosa che chiamiamo punizione e che per secoli, forse millenni, Ã¨ parsa piÃ¹ o meno ovvia alla civiltÃ occidentale, la nozione stessa di punizione, vi sembra altrettanto scontata oggi? Cosa significa essere puniti? Ãˆ davvero necessario essere puniti?Â»