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Scheda libro

Cod. ISBN9788856836929
AutoreGiuseppe Conti 
TitoloFare gli italiani. Esercito permanente e "nazione armata" nell'Italia liberale
EditoreFranco Angeli
Anno2012 
Descrizione
L'esercito italiano, sorto all'indomani della nascita del Regno d'Italia, per oltre cinquant'anni dovette difendersi dalle accuse di essere uno strumento dinastico, inadatto a uno Stato liberale. Democratici e socialisti proponevano come alternativa la "nazione armata", organizzazione militare esclusivamente difensiva, basata sull'adesione volontaria del popolo. Il dibattito si fece più acceso dopo l'adozione, avvenuta negli anni Settanta, del modello prussiano, presentato dai suoi sostenitori come la vera "nazione armata" e come "scuola della nazione", alla quale era affidato il compito di fornire un'educazione nazional-militare alle migliaia di reclute che ogni anno affluivano ai reparti e di contribuire a formare il carattere degli italiani. A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta si ebbe un vero e proprio salto di qualità  sotto l'aspetto pedagogico, con l'esperimento di militarizzazione di alcuni convitti nazionali, messo in atto dai ministeri della Guerra e della Pubblica istruzione, che segnò "l'uscita" degli ufficiali dalle caserme e provocò la reazione degli ambienti politici della sinistra e di settori liberali, tutti favorevoli a un'educazione marziale della gioventù, ma preoccupati per l'invasione della società  civile da parte dell'elemento militare. L'ultimo decennio del XIX secolo fu caratterizzato da un montante antimilitarismo, destinato a durare a lungo, alimentato dalla vicenda di Adua e dall'aggravarsi della situazione politica interna (stati d'assedio, fatti di Milano ecc.); il clima del momento è rappresentato emblematicamente dalla durissima reazione della stampa militare a seguito della pubblicazione del volume di Guglielmo Ferrero, Il Militarismo (1898) e dal serrato dibattito che ne seguì. Gli anni dell'età  giolittiana videro il mondo militare in preda a un profondo travaglio culturale. Gli ufficiali italiani, anche in relazione agli eventi politici e militari internazionali sempre più allarmanti, non solo rinunciarono a ogni velleità  di sostituirsi alle istituzioni civili preposte all'istruzione e all'educazione, ma ripensarono la stessa definizione di "scuola della nazione" attribuita all'esercito, che doveva tornare a dedicarsi ai compiti che gli erano propri e che i lunghi decenni di pace avevano fatto cadere nell'oblio: formare gli uomini per la guerra. Giuseppe Conti insegna Storia contemporanea e Storia militare presso la Facoltà  di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione della "Sapienza", Università  di Roma. È autore di numerosi saggi sulla storia delle forze armate nel Regno d'Italia e dei volumi Il Primo Raggruppamento Motorizzato, Ufficio Storico Sme, Roma, 1984 e Una guerra segreta. Il Sim nel secondo conflitto mondiale, Il Mulino, Bologna, 2009. 
CollanaStoria politica e diplomatica 
Consistenza224 p. 
Prezzo di copertina€ 28,00
DisponibilitàNormalmente disponibile in 10-12 giorni lavorativi.  

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