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L'Italia e l'Africa. Strategie e visioni dell'età postcoloniale (1945-1989): L'impero coloniale italiano Ã¨ crollato con la Seconda guerra mondiale, molto prima rispetto a quelli delle grandi potenze europee. Paradossalmente, proprio questa decolonizzazione 'precoce' ha consentito all'Italia un impegno, sul piano politico e diplomatico, in termini non piÃ¹ di soggezione ma di partenariato. La creazione dell'associazione euro-africana, prevista dai Trattati di Roma del 1957, Ã¨ stata un'occasione per giocare un ruolo ponte e acquisire una fama inedita presso i paesi di nuova indipendenza. A interagire con queste prospettive fu anche la Chiesa cattolica. Le aperture del Concilio Vaticano II - cui partecipÃ² per la prima volta una visibile rappresentanza africana - e le attenzioni manifestate da papa Paolo VI con i suoi viaggi in Africa, impressero una spinta decisiva alle proiezioni africane dell'Italia. In questo quadro entrarono in gioco nuovi soggetti della societÃ civile, come l'associazionismo cattolico e laico e le reti missionarie, che contribuirono alla maturazione, nella societÃ italiana, di una sensibilitÃ e di un variegato slancio solidaristico. Tutto questo si esaurisce con il 1989: la fine del mondo bipolare e, sul piano interno, la dissoluzione di assetti politici e il crescente fenomeno immigratorio, aprono una stagione di forti spinte introspettive e 'afropessimiste'. Si incrina, cosÃ¬, quella proiezione unitiva che aveva animato visioni e strategie sul piano politico e a livello collettivo, isolando l'Italia e condizionando gli sviluppi di un'ereditÃ storica di lungo periodo. The Italian colonial empire collapsed with the Second World War, much earlier than those of the great European powers. Paradoxically, it is precisely this 'early' decolonization that has allowed Italy to make a commitment, on a political and diplomatic level, no longer in terms of subjection but of partnership. The creation of the Euro-African Association, provided for by the Treaties of Rome in 1957, was an opportunity to play a bridging role and acquire unprecedented fame among the newly independent countries. The Catholic Church also interacted with these perspectives. The openings of the Second Vatican Council - in which a visible African representation participated for the first time - and the attention shown by Pope Paul VI with his trips to Africa, gave a decisive boost to Italy's African projections. In this context, new subjects of civil society came into play, such as Catholic and secular associations and missionary networks, which contributed to the maturation, in Italian society, of a sensitivity and a variegated impulse of solidarity. All this ended in 1989: the end of the bipolar world and, domestically, the dissolution of political structures and the growing immigration phenomenon, opened a season of strong introspective and 'Afropessimistic' impulses. Thus, the unitive projection that had animated visions and strategies on the political and collective level is cracked, isolating Italy and conditioning the development of a long-term historical legacy.