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Descrizione del libro

La letteratura del Primo Novecento Ã¨ legata ai nomi di Mann, Brecht, Broch, DÃ²Ã¶blin, Hesse, Roth, Stefan Zweig e tanti altri, che scelsero, all'ascesa di Hitler al potere, l'esilio. Eppure in Germania si continuÃ² a scrivere e a pubblicare. Accanto al manipolo di autori nazisti, irrilevanti letterariamente, i principali scrittori, che restarono, parteciparono a quella esperienza, che si Ã¨ convenuto chiamare "Emigrazione Interna''. Il carattere distintivo di tale letteratura puÃ² essere identificato nella "impoliticitÃ " dei testi, una impoliticitÃ che puÃ² essere ricollegata alla tradizione luterana della distanza dalla sfera del potere. CiÃ² imponeva comportamenti ambigui e ambivalenti, in una difficile partita a scacchi col regime: il loro silenzio poteva essere anche assordante di fronte ai crimini che venivano perpetrati e che erano sempre piÃ¹ conosciuti e riconosciuti. Resta il fatto che, in quell'epoca drammatica, tanti scrittori si ritirarono dalla scena, talvolta interrompendo di scrivere (o scegliendo il suicidio come Jochen Klepper) o cercando nello scrivere un mondo altro, lontano dal "buio" dell'ora. I temi, scelti da questi autori, sono tornati ora al centro del dibattito attuale a proposito delle radici culturali profonde del populismo, dell'identitÃ nazionale, del rapporto con l'altro, sicchÃ© la "Emigrazione interna" si rivela essere uno snodo decisivo della letteratura del nostro tempo.