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Trama del libro

"Les duels Ã mort s'intitola un quadro enigmatico del Pictor Ã†nigmaticus per antonomasia. Che allude forse a una fantasque escrime tutta interiore: quella, nel de Chirico anni Venti, fra il suo Â«ritorno al mestiereÂ» contro la Â«dittatura dei modernistiÂ», e la propria vocazione Â«metafisicaÂ», cioÃ¨ la sua originaria ispirazione "filosofica" e "poetica". Prima che il Pictor quadrasse il suo cerchio, e inventasse l'autoironica Neometafisica dei suoi ultimi anni, nel 1958 si troverÃ a spiegare le ragioni della propria "svolta" - giÃ esposte in una serie di occasioni polemiche - in una conferenza a Torino (la cittÃ d'Italia che piÃ¹ aveva contato nella sua formazione). Quella sera lo ascoltava un giovane destinato a un grande futuro, e che sul momento trovÃ² vergognose le intemerate di de Chirico contro il Â«partito politicoÂ» dell'arte moderna; ma a posteriori Giulio Paolini finirÃ per far sua, a modo suo, la "metafisica" Â«ritirataÂ» di quello che finirÃ per definire il proprio Â«illustre modelloÂ». Comincia cosÃ¬ un'avventura, quella del duello a distanza dei due Â«Grandi MetafisiciÂ», che questo libro ricostruisce, accogliendo pure una ricca sezione di d'aprÃ¨s del secondo dal primo. Alle considerazioni di Paolini su de Chirico fa riscontro una scelta di testi teorici di quest'ultimo, che mettono a fuoco la relazione fra concetto e tecnica, Â«cervelloÂ» e Â«manoÂ»: primo Â«diaframmaÂ» che lega fra loro i due artisti. E che si concludono con la trouvaille delle parole dette da de Chirico quella sera a Torino: punto di congiunzione astronomica fra due dei massimi artisti della nostra modernitÃ , che la modernitÃ congiuntamente hanno messo a morte". (Andrea Cortellessa)